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Il Monastero Arnota – villaggio di Bistri?a

Dedicato agli Arcangeli Michele e Gabriele, il Monastero Arnota è stato fondato da Matteo Bessarabo negli anni 1633-1634, sulla fondazione di una chiesa più vecchia. La loggia con la torre è stata annessa dal principe Constantin Brâncoveanu, durante i primi anni del suo regno, insieme alle riparazioni degli anni 1705-1706. Sempre lui restaura l’iconostasi, un vero capolavoro della scultura (si trova nel Museo di Arte di Mogo?oaia dal 1913) e restaura la pittura, senza rimpiazzare quella originale.
La chiesa del monastero è un’edificio piccolo, in linee semplici e gravi, realizzata secondo un piano trilobale, con finestre poligonali e con una loggia aperta. Sopra la navata c’è una torre alta, mentre sulla loggia c’è un’altra torre, più piccola, risalente ai tempi di Brâncoveanu. Le facciate sono state divise, tramite una cintura di mattoni in apparenza, in due registri: quello inferiore, in cui si notano delle nicchie tonde, e quello superiore in cui sono state scavate delle fosse. Le mura e le torri sono decorati di addobamenti in mattone apparente. Il restauro della chiesa è stato attuato tra il 1852 e il 1856, dal principe Barbu ?tirbei, che demoli le vecchie stanze dei monaci, risalenti al regno di Matteo Bessarabo, andate in rovina ormai, e alzò altri edifici, secondo i piani di alcuni architetti stranieri.
Nella navata anteriore della chiesa attuale ci sono due tombe: quella di Matteo Bessarabo, morto il 9 aprile 1654, interrata prima a Târgovi?te e poi trasferita ad Arnota, dopo la ribellione dei seimeni, e quella della tomba del boiaro Danciu vel-vornic, il padre di Matteo Bessarabo, ex-soldato di Michele il Bravo, caduto nella battaglia di Transilvania a Turda, interrato nel 1604 a Alba-Iulia, e portato sempre ad Arnota nel 1648.
Questo monastero, attraverso la sua pittura, architettura e scultura può essere considerato uno dei più rappresentativi monumenti storici e dell’arte religiosa della Romania.

Pagina realizzata dall’Associazione Kogayon, in un progetto finanziato
dall’Amministrazione del Fondo per l’Ambiente e cofinanziato dal Corpo Forestale dello Stato Romsilva

Pagina tradotta da Daniela Sargu e rivista da Antonio Saccone.